La prima donna lupara

di Maria Perrone
“C’era una volta un lupo cattivo che mangiò in un sol boccone una nonnina…”.

L’infanzia di tutti i bambini è stata attraversata da questa favola che ha creato una delle paure più frequenti tra adulti e bambini, quella per il lupo. Anche la mia chiaramente.
Finché un giorno di un paio d’anni fa incontrai un fotografo naturalista grande conoscitore di lupi, quelli veri, e cominciai ad appassionarmi alle sue storie, cominciai a leggere i suoi racconti che narravano di giornate, pranzi, giochi assieme a questi animali così temuti da tutti, grandi e piccini.

Non si sa molto su di loro, anche volendo cercare in biblioteca libri che parlino della vera natura dei lupi selvatici non si riesce a trovare quasi nulla. Quindi i racconti di vita vissuta sul campo diventano preziosi e possono far capire quanto speciali e intelligenti sono questi animali e quanta ignoranza c’è tra la gente comune.

Ho cominciato ad appassionarmi a questo animale e alla fotografia naturalistica. Ho conosciuto altri appassionati e così ho cominciato ad uscire nei territori frequentati dai lupi nella speranza di poterli vedere. Ho imparato a mie spese quanto sia difficile.

Una sera d’autunno, persa ormai ogni speranza di poterli vedere, mi è accaduto qualcosa di speciale. Passeggiavo in una zona frequentata da lupi con un amico “luparo”, il quale dopo una mia richiesta ha provato a richiamarli con un ululato ed inaspettatamente il branco ha risposto. Era un coro stupendo, non si riusciva bene a capire quanti fossero e quanto lontano da noi si trovassero. Avevo sentito diverse volte degli ululati registrati ma dal vivo l’emozione è stata unica.
Così con questo ricordo nella mente sono uscita tante volte nella speranza di poterli riascoltare ma purtroppo non è più avvenuto.

Finché una mattina di novembre di un anno dopo, in una giornata di nebbia ho avvistato a circa 200 m da me ben quattro lupi che giocavano tra loro. Li ho visti per qualche minuto e l’emozione è stata grandissima. Erano li dove solo il giorno prima con il terreno completamente innevato altri amici erano riusciti a fare degli scatti bellissimi mentre correvano e giocavano tra loro. Certo a quella distanza, con la mia attrezzatura fotografica e con quelle condizioni atmosferiche non era possibile fotografarli. Non c’era molta luce ma le sagome erano nette. Ho subito pensato ad una cosa che avevo imparato dai racconti e dalle esperienze dei più esperti a proposito dell’olfatto dei lupi e della loro capacità di riconoscere gli odori, ero stata riconosciuta come “umano buono”. Avrei avuto sicuramente qualche altra occasione.
Con questa speranza siamo usciti tutte le volte che potevamo. Le tracce dei lupi in quel territorio erano chiare. Ormai la mia iniziazione era avvenuta ed ero pronta ad avere una mia postazione di avvistamento e grazie al mio nuovo binocolo Swarovski tutto era perfetto.

Eravamo in tre quella mattina, ognuno di noi si era collocato nella propria postazione e con i cellulari a portata di mano  eravamo pronti a comunicarci eventuali avvistamenti e spostamenti. Le condizioni atmosferiche erano davvero proibitive, non era ancora giorno, pioveva e c’era nebbia, era praticamente impossibile vedere ad una distanza superiore a 100 m anche con il più luminoso dei binocoli. La mancanza di luce rendeva tutto più faticoso, il freddo cominciava a trapassare i vestiti e la tensione aumentava. Ma ecco che una telefonata di uno degli amici mi avverte che probabilmente un lupo che aveva avvistato poteva scollinare ed arrivare dalle mie parti. Cercavo di analizzare tutto il territorio finché ad un certo punto girando la testa e guardando in un’altra direzione il binocolo mi ha regalato un’immagine che non potrò mai dimenticare un lupo che correva verso il bosco ad una distanza di 50 metri. La sagoma entrava a fatica nel binocolo per quanto era vicino e mi sono gustata questo splendido animale che sopraggiungeva a galoppo, il folto mantello invernale ad ogni balzo regalava delle immagini bellissime, sembrava un sogno e come accade spesso per i sogni avevo paura che svanisse. Non ho neanche pensato di prendere la macchina fotografica per scattare qualche foto. E così in pochi secondi è scomparso nel bosco e non l’ho più visto quella mattina. Non stavo più nella pelle ed avevo solo voglia di raccontare tutto ai miei amici, i quali che per la posizione in cui si trovavano non potevano averlo visto. Solo uno di loro l’ha poi avvistato quando dal bosco è risalito su verso la sua postazione per poi dileguarsi nuovamente. Ho raccontato fotogramma per fotogramma quella visione e quando mi hanno chiesto di mostrare le foto ho dovuto ahimè ammettere di non averne scattata neanche una per paura di non rivederlo più. Hanno accettato a malincuore la mia giustificazione e mi hanno detto di non perdere mai più un’occasione così rara.
La mia giornata lupina era ormai conclusa, ero talmente felice e non riuscivo a pensare ad altro che a quanto mi era accaduto. Tornata a casa non appena chiudevo gli occhi sognavo lupi che mi venivano incontro ed al risveglio era una delusione accorgersi che si trattava di un sogno.

Ma ben presto eravamo pronti a riprovarci. Appuntamento al Sun Bar per un cappuccino, stessa ora e stesso abbigliamento, e poi via alle nostre postazioni, era diventato oramai un gesto scaramantico perché tutte le volte che avevamo avvistato i lupi avevamo fatto esattamente così e non volevamo spezzare questa catena fortunata. Io alla mia solita postazione e gli altri tre si spostavano per cercare di osservare un’area più vasta possibile di territorio. Questa volta ero pronta a scattare, avevo impostato la macchina ed era accanto a me pronta in caso di evenienza.
Le condizioni atmosferiche non erano male e la visibilità era buona. Anche questa volta una telefonata mi avverte che un lupo si aggirava dalle mie parti. Dopo pochi secondi giro lo sguardo e lo vedo. Questa volta senza farmi prendere dall’emozione ho subito preso la macchina fotografica e con la sequenza a raffica ho cominciato a scattare seguendolo finché non l’ho più visto nel mirino e mi sono accorta dopo pochi istanti che aveva attraversato la strada per scollinare e andare in un altro campo. Non ho avuto la freddezza di seguirlo e magari riuscire a scattare delle altre foto. Ma come prima volta non era male. Non ho resistito ed ho subito guardato le foto. Il lupo probabilmente nella sua corsa non si era accorto di niente perché in nessuna delle immagini volge lo sguardo verso di me. La qualità delle foto purtroppo non è delle migliori ma sono le mie prime foto di lupo ad una distanza di 100 metri e sono felicissima.
Questa volta i miei amici sapevano, o forse speravano, che avrei scattato e quando ho mostrato le mie prime immagini di lupo tutti sono stati felici per me ed hanno cominciato ad esultare alla prima donna lupara. Non so se sono stata la prima ad aver fotografato dei lupi selvatici ma sono felice e spero ad ogni uscita di poterne avvistare degli altri.
Dopo aver vissuto queste esperienze emozionanti non riesco a capire come mai il lupo sia così temuto e odiato dagli uomini al punto di volerli annientare. In due anni di esperienze a contatto con la natura ho potuto apprezzare la bellezza e l’intelligenza di questo animale ed il ruolo indispensabile che occupa all’interno del ciclo naturale e quale danno irreparabile sarebbe la sua scomparsa. Giustamente il lupo è salvaguardato da leggi e convenzioni internazionali ma il ruolo fondamentale lo svolgono soprattutto i volontari che  fanno informazione sul suo vero ruolo e sulla sua natura pacifica.
A questo punto ho deciso di cambiare il titolo della favola in “C’era una volta un lupo buono… che veniva perseguitato da uomini cattivi”.

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