Un lupo per tre

Introduzione di Antonio Iannibelli

Vivere la natura e realizzare belle foto è l’obiettivo di ogni amante della vita selvaggia, ma quello di realizzare foto agli animali più schivi come il lupo diventa ben presto una sfida personale. A causa delle sue abitudini e della rarità del misterioso predatore però gli incontri sono veramente pochi, organizzarsi allora in piccoli gruppi di amici è molto meglio. Cosi come per i lupi l’organizzazione in piccoli branchi aiuta a difendere meglio il territorio anche per noi umani formare un gruppo di lavoro aumenta le possibilità di incontro. Gli appuntamenti di natura nei nostri boschi sono tanti, abbiamo la fortuna di vivere in un territorio ricco di animali e di opportunità quindi di fare belle foto, le stagioni degli amori degli ungulati, il passaggio e l’arrivo dei migratori sono date ben definite e ci si può organizzare al meglio ma per i lupi seppur si conoscano altrettanto bene le sue abitudini è assolutamente impossibile programmare qualsiasi incontro. In ogni caso la natura riserva sempre emozioni imprevedibili ed è per questo che non stanca mai, diventa anzi ben presto una sana abitudine per riappropriarci dei ritmi naturali.
A volte ci piace raccontare i nostri incontri per condividere le emozioni vissute e per far si che chi vuole iniziare possa farsi un’idea e una propria opinione più documentata e consapevole ma non pretendiamo di dare delle risposte.  Riteniamo sia utile condividere le esperienze vissute e siamo aperti a critiche costruttive che aiutino a far conoscere le bellezze della natura di casa nostra, con questo intento vi raccontiamo uno dei nostri incontri con il mitico predatore.

UN LUPO PER TRE
Una fresca mattina di primavera sugli Appennini bolognesi un lupo entra nel raggio d’azione dei predatori fotografi.
di Alessandro Melchionda, Stefano Franceschetti e Antonio Iannibelli

Alessandro: Il mio primo lupo

Il fascino dei primi raggi, Alessandro

Al lupo! Al lupo! E già, si fa presto a dire “lupo”. Ma per vederlo e fotografarlo il cammino non è breve. Almeno nel mio caso.
Preso dal rinato entusiasmo per una passione fotografica dimenticata da tanto tempo, da circa un anno ho cominciato a seguire Antonio, Stefano ed Andrea alla ricerca del lupo.
Ed esci una volta… Ed esci due volte… Da solo, in compagnia, in più giorni consecutivi, in posti diversi. Niente.
Ed i giorni passano. Niente. Neanche l’ombra del fantomatico lupo. O meglio. Le tracce si trovano e, talvolta, qualche altro amico riesce nell’impresa. Una mattina, addirittura, vado solo e mi apposto prestissimo, al buio, proprio per essere pronto alle prime luci ed a fine giornata scopro che un altro amico lo ha fotografato circa mezz’ora dopo il mio arrivo proprio a pochi metri da dove avevo lasciato la macchina…
Certo, il monito di Antonio continua a lasciarmi fiducioso: “la media è di tre avvistamenti ogni cento uscite”. Quindi…
Però il tempo passa. E poi c’è anche un altro rischio: quello di cominciare ad essere additato negativamente quasi fossi portatore di sfortunate iatture. In effetti le concomitanze (chiamiamole così) cominciano a diventare preoccupanti. Eccone una.
Sabato 22 maggio 2010. A causa di altri impegni Stefano non può venire con me ed Andrea alla ricerca di cervi in velluto. Decide allora di fare un piccolo giretto da solo in altra zona. E mentre sono in giro con Andrea arriva il messaggio sms di Stefano: ha visto il lupo. Ma non solo: è riuscito a fotografarlo e filmarlo in una scena incredibile ed irripetibile insieme ad un cervo ed un cinghiale (per chi non conoscesse il filmato, ne consiglio vivamente la visione: “lupo contro cervo e arriva il cinghiale” roba da non credere…). Il dubbio comincia a rodere anche me: ma non è che sono proprio io che porto male?
Ma per fortuna la passione compensa la delusione e la voglia di uscire prevale sempre e comunque sull’esito di ogni precedente mancata occasione. Finché…
Domenica 30 maggio 2010. Stimolati dall’ultimo avvistamento di Stefano decidiamo di andare ad appostarci insieme e con Antonio. Ci posizioniamo in punti strategici, così da poter avere il controllo di tutta la zona. Ecco che spunta qualche capriolo; vedo un daino.

Femmina di daino, Alessandro

Ma la luce e la distanza non offrono occasioni per buoni scatti. Dopo circa un’ora Stefano ed io vediamo un bel cinghiale abbastanza vicino alla postazione di Antonio. Lo avvisiamo a mezzo sms per dargli la possibilità di avvicinarlo e scattare. Io seguo tutta la scena a distanza e vedo Antonio che giunge fino a pochi metri dal cinghiale.
Di lupi, però, neanche l’ombra. Nell’attesa vedo in un campo vicino a me un daino sdraiato nell’erba. Vista l’ora e l’assenza di altri soggetti più interessanti decido di provare ad avvicinarmi. Procedo con circospezione fino a giungere a pochi metri dal daino. Riesco a fare qualche scatto e, appena mi avverte, si alza e scappa. Faccio per tornare indietro e sento la vibrazione del cellulare: guardo e vedo tre chiamate perse da parte di Stefano e un sms: “lupo”. Lo chiamo subito: “Dove diavolo sei?”, mi dice, “C’è un lupo che sta correndo proprio verso la posizione dove si trova Antonio”. Sfiduciato, comincio a correre anche io per ritornare in una posizione che mi consenta di vedere la scena. La distanza è breve. Arrivo. Piazzo il treppiede con la macchina e punto direttamente sul posto che mi ha indicato Stefano. Ci siamo! Lo vedo, finalmente, lo vedo. Corre veloce nell’erba alta e bagnata e sale verso la cima del campo proprio verso il punto dove si trova Antonio. Lancio una raffica veloce. Poi vedo il lupo che si ferma e guarda verso destra.

Il primo lupo di Alessandro

 Scatto ancora. E’ solo un attimo. Poi sparisce. Guardo il risultato: ce l’ho fatta. E’ poco più di un pallino nel vuoto, ma la buona qualità della mia macchina e dell’obiettivo mi consente di ingrandire l’immagine con sufficiente definizione.
E lui è lì, fermo ed immobile che guarda verso destra, fissato proprio nell’attimo in cui si blocca alla vista di Antonio che, appostato lì a pochi metri, riesce ad immortalarlo con una bellissima foto. Stefano nel frattempo è riuscito a filmare tutta la scena.
Alla fine, dunque, ce l’ho fatta anche io. La soddisfazione del momento va ovviamente molto al di là della qualità del risultato fotografico, ma, per lo meno, d’ora in poi non mi diranno più che, quando ci sono io…
Anzi! Dopo quel primo scatto, nei due mesi successivi sono riuscito a vedere lupi in altre tre occasioni ed in un caso anche riuscendo a fotografare due giovani lupi dei quali non risultavano precedenti documenti fotografici. Alla lunga, dunque, l’impegno è stato ripagato. E con media ben superiore a quella pronosticata da Antonio. Altro che iettatore: ormai vengo additato quasi come un fortunato!
Ora attendo l’incontro da vicino. Non so quando arriverà, ma non ho fretta. Prima o poi…

 Stefano: Dalla mia postazione

Cosa aggiungere a questa fortunata e rocambolesca “apparizione lupina”?
Alessandro ha già raccontato perfettamente i fatti.
E’ stato divertente, dal poggio su cui mi trovavo “dirigere” le operazioni ed aspettare che i selvatici collaborassero senza nemmeno saperlo alle nostre iniziative funamboliche.
Tutto è nato casualmente, come spesso accade in queste situazioni a dir poco irripetibili!
Mi sono divertito.
Mi sono divertito perché la giornata (in senso fotografico) era praticamente terminata.
Mi sono divertito perché dopo aver filmato e fotografato poche settimane fa lupo, cervo e cinghiale affrontarsi nella stessa inquadratura, non avevo ora altre grosse pretese dalla dea bendata!
Avevo visto quel grande solengo che, nonostante fosse già giorno fatto, continuava a grufolare indisturbato. Ho cercato di indirizzare Antonio verso di lui facendogli sfruttare gli avvallamenti ed i momenti in cui il grosso cinghiale aveva il testone infilato nel fango di un piccolo fosso.

Il grosso cinghiale seminascosto nell'erba, Stefano

Nonostante il mio amico conoscesse perfettamente il territorio non è stato possibile per lui non farsi scorgere nella manovra di avvicinamento che io, dalla sponda di fronte, un po’ filmavo e un po’ fotografavo sorridendo, non vedendo l’ora di mostrargli le riprese una volta finita la singolare azione. Senza questa “perdita” di tempo per correre inutilmente dietro al furbo cinghiale, immortalato da Iannibelli solo in fuga, non avremmo avuto il modo di accorgerci che da un grande campo di erba bagnata stava sopraggiungendo al trotto un lupo, attraversandolo completamente!
Nel momento in cui Antonio mi ha gridato “LUPO” concitato nel telefonino, non ho pensato altro che ad Alessandro (il nostro “Prof”, che dalla cattedra di diritto penale, era tornato studente di fotografia, con grande simpatia, umiltà e smisurata passione, e che da mesi ci si seguiva in quel posto, sognando in cuor suo di puntare il tele addosso a quell’elusivo ed unico abitante del bosco). Mi sono girato verso la sua postazione che occupava da ore (per non dire da mesi …) e mi sono accorto che era rimasto solo lo zaino e lo sgabello …
Ricordo di aver pensato “Ma dove cavolo è andato ‘sta volta!?”… rimproverandogli amichevolmente il fatto che, la sua voglia di scattare sempre nuove fotografie, difficilmente gli consente di stare immobile nel posto concordato. Non gli avrei perdonato di perdersi così  il suo primo lupo, per esser là dietro un cespuglio ad aspettare un’ennesima ed insulsa femmina di daino contro-luce!
Il telefonino mi tremava nella mano mentre la ragazza della Tim mi diceva con tutta calma che “Il numero dal lei richiesto non è al momento raggiungibile”!
Faccio così due passi fino alla sommità per cercare di scorgerlo e per fargli un cenno, probabilmente volgare!
Non lo vedo, ma in compenso un cagnolino di una casa vicina mi nota così nervoso nell’erba che comincia ad abbaiare alla disperata riempiendo la valle con i suoi latrati d’allarme!
Mi rigiro d’istinto verso il lupo lassù in mezzo al campo, che mi ha visto fin dal primo passo e si è bloccato di punta, scrutandomi da lontano.

Il lupo, Stefano

Ritorno di scatto verso la mia attrezzatura spianata che avevo lasciato in registrazione video mentre mi allontanavo per avvertire il Prof. Il lupo intanto se la da a gambe risalendo.
Nel frattempo mi vibra il telefono: E’ Antonio: “Dov’è lo vedi ancora?!”, e sotto, bip-bip,  il messaggio di Alessandro che ha trovato la mia chiamata e cerca di ricontattarmi! “Aspetta Antonio è ancora là non ti muovere da lì” (intanto lui aveva guadagnato il crinale ed era piazzato perfettamente.)
Un attimo dopo è  ancora Alessandro: gli urlo irriverente “Prof ma dove sei c’è il LUPO!”. E lui “Va bene va bene. Dimmi solo dov’è!”, E io “Sta salendo verso la strada stai attento in alto”. Fortuna ha voluto che Alessandro a forza di uscite e di sognare questo incontro conoscesse perfettamente la zona. Con una velocità da mitragliere dell’aviazione ha piazzato a terra il treppiede che portava in spalla ed ha puntato esattamente nel punto che intendevo la nitida reflex già pronta alla raffica!
Io continuo a filmare il lupo che, a salti apparendo e sparendo dall’altissima erba bagnata, risale la collina uscendo e rientrando nel mio display.
Spero che il prof stia eseguendo la sua prima sequenza e pure scorgo il profilo di Antonio ed il tele puntato dalla parte giusta.

Antonio che fotografa il lupo, Stefano

Un ultima chiamata (ma perche non ci portiamo le radio a questo punto?) “Antò stai immobile che ti arriva in bocca, giuro che oggi ti arriva in bocca!”.
Silenzio.
Dov’è finito? Sparito.
Ma no, eccolo là! La schiena grigia e fulva che riemerge quasi sul crinale, va veloce.
Ora è in controluce, si ferma un attimo prima di attraversare, è tutto bagnato, guarda verso destra, la mia reflex sempre in “rec” , ma sono ormai lontanissimo da lui. Ogni tanto interrompo il filmato con qualche istantanea pure io.
Ma ecco la sorpresa più bella, in contemporanea alle mie tremule riprese, una delle più belle foto di lupo (selvatico) mai viste prima del Maestro Iannibelli (che se lo troverà a pochi passi) e la prima foto del lupo del Professor Melchionda.
Ci si ritrova e si guardano gli scatti, tre prospettive diverse dello stesso momento, gli occhioni gialli vicini e un puntino lontano, ma tre amici contenti di aver condiviso un momento che non tornerà più. Ognuno in cuor suo ha contribuito a questo successo e la sera quando si chiudono gli occhi si vede ancora la sagoma del lupo che corre nell’erba.
Benvenuto Alessandro tra i “lupari” del Monte!

Antonio: Al posto giusto nel momento giusto

Quella stessa mattina avevo ormai deciso che era ora di andare a casa, la mattinata come tante era passata tranquilla di lupi neanche l’ombra, aspettavo solo il messaggio di Stefano e di Alessandro che puntuale arriva ma non per andare, era un invito ad anticipare un grosso cinghiale (il brutto del video) per tentare qualche scatto ravvicinato. Non ne avevo voglia per due motivi, l’erba era alta oltre un metro (difficile fare buone foto al cinghiale che vi resta quasi completamente coperto) e sopratutto è stracarica di acqua, durante la notte aveva piovuto e non tirava un filo di vento. Camminare in queste condizioni vuol dire bagnarsi ben oltre la vita e non fa neanche molto caldo. Ma dopo essere stato additato come pigro e cagasotto decido di avvicinare il cinghiale senza replica.
Mi metto contro vento e sotto le indicazioni di Stefano arrivo strisciando nell’erba a circa 30 metri dall’ungulato che sembra non accorgersi della mia presenza ma come sospettavo non posso fare neanche uno scatto degno di nota, senza considerarmi troppo il solengo si allontana a testa bassa fino a scomparire nel bosco. Sconsolato e sopratutto bagnato fin sopra i capelli rientro verso la macchina per cercare qualche indumento asciutto.
Mi sono rifocillato alla meglio e mi sono affacciato sul vicino cucuzzolo con la speranza di poter telefonare ai compagni ed avvisare che era meglio andare a casa, il telefono di Stefano suona ma non ricevo risposta intanto una piccola sagoma a circa un km di distanza appare alla mia vista, ho pensato a un capriolo per come saltava nell’erba alta. Ma istintivamente ho impugnato il binocolo e con grande sorpresa ho potuto osservare che si trattava di un lupo. Saltava solo per cercare di non bagnarsi.

Il lupo è ancora indeciso sulla direzione da prendere, Antonio

Riprendo fuori la mia macchina fotografica che nel frattempo avevo tentato di asciugare e riposta nello zaino, avvisato Stefano dell’eccezionale avvistamento resto immobile con la speranza che magari il predatore si diriga verso di me.
Vi assicuro che non accade mai ma quella strana mattina di primavera qualche cosa o forse un insieme di tante cose ha fatto si che il lupo si dirigesse direttamente verso di me, proprio come tante volte facevano i cani di mio padre non appena individuavano la mia posizione.
Pensavo che prima  avesse fiutato la mia presenza e che avesse cambiato direzione all’improvviso scomparendo nel vicino bosco senza darmi la possibilità di fare qualche scatto. Invece quando tutto va per il verso giusto scopri di essere nel posto giusto al momento giusto, con la giusta attrezzatura e aggiungo con la giusta luce (volgarmente i miei amici dicono in altro modo e si comprende altrettanto bene).
La fortuna continua, vedo ormai a poche decine di metri da me l’erba che si muove il lupo ha deciso di attraversare il entiero davanti a me, aspetto che arriva fuori (anzi inizio a scattare molto prima). Appare nel mio obiettivo un animale grondante che sentendo la raffica dei clik si ferma ad osservarmi ancora qualche scatto e poi via nel querceto.

Appena arrivato nel sentiero fuori dal campo, Antonio

Oggi la fortuna è dalla nostra parte esclamo con gli amici fotografi che intanto dalle loro postazioni avevano potuto godere dell’intera vicenda.
Una giornata fortunata per tre.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *