Collana di denti e carcassa di lupo:così il bracconiere è finito in carcere

Fonte: http://roma.corriere.it/gallery/roma/02-2011/lupi/1/collana-trofeo-denti-lupo-bracconiere-condannato_7ed0df48-2e0f-11e0-8740-00144f02aabc.shtml   del 2 febbraio 2011

Primo caso in Italia di identificazione e condanna di un cacciatore grazie all’esame del Dna dei «corpi di reato». 

Una carcassa di lupo con il muso tagliato lasciata davanti al Municipio. Escrementi raccolti nel bosco. E una collana-trofeo con dieci denti confiscata dalla Polizia provinciale. Il giallo comincia nel 2007 nel piccolo centro di Borzonasca, alle spalle di Chiavari in provincia di Genova. Pochi indizi per un’indagine degna della serie tv statunitense «Csi». Quattro anni dopo la soluzione e il lieto fine: un bracconiere viene condannato a 7 mesi di carcere (con la condizionale) e a pagare seimila euro di multa per aver cacciato e ucciso almeno 6 lupi italiani, da anni specie in via di estinzione e quindi protetta. È il primo caso in Italia.

LE INDAGINI – «È un risultato importante, che questo serva di monito a tutti i bracconieri». Esulta Ettore Randi, ricercatore e responsabile del laboratorio di genetica dell’Istituto Nazionale Fauna Selvatica (oggi Ispra). È lui ad aver ricevuto i «corpi del reato». Racconta: «Dopo il sequestro della collana di denti e il ritrovamento della carcassa del lupo, fummo chiamati dalla Provincia di Genova che ci chiedeva di accertare se i denti appartenessero a lupi o ad altri animali e se si trattasse di più lupi». Le risposte arrivarono dall’esame del dna: i denti erano di 6 lupi italiani, tre maschi e tre femmine.

L’ESAME GENETICO – Non solo. Il dna di uno dei denti appesi alla collana era identico alla carcassa del lupo lasciata davanti alla sede del Comune di Borzonasca. E quello di un altro apparteneva ad un esemplare che bazzicava proprio nei boschi intorno alla cittadina ligure, identificato grazie agli escrementi raccolti qualche tempo prima dal Corpo Forestale per il progetto del Monitoraggio genetico delle popolazioni di lupo italiano (coinvolte Emilia Romagna, Liguria, Marche e Umbria) che fornisce un’enorme banca dati con tutte le tracce lasciate dagli esemplari.

LA CONDANNA – I risultati degli esami hanno permesso di incriminare il bracconiere che indossava orgoglioso la sua collana-trofeo: accusa di bracconaggio e detenzione illegale di armi. E lunedì è arrivata la condanna: 7 mesi di carcere (con la condizionale) e seimila euro di multa da pagare. L’uomo, un sessantenne, è proprietario di un allevamento di capre e pecore. nella zona. «Forse – conclude Randi – ce l’aveva tanto con i lupi perché avevano attaccato le sue bestie».

Claudia Voltattorni
cvoltattorni@corriere.it

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