Lupi, una questione aperta

Di Brunella Pernigotti

Lunedì 18 dicembre 2023 la notizia della reintroduzione dei primi 5 lupi grigi nel Parco Nazionale delle Rocky Mountains in Colorado viene rimbalzata dalle testate giornalistiche internazionali, (Colorado releases first 5 wolves in reintroduction plan | AP News ) a segnare l’inizio di un ambizioso programma approvato dalla volontà popolare di quello stato che si è democraticamente espressa a favore del ritorno dei lupi in quella regione dove erano stati sterminati e da circa 80 anni non si sentivano più ululare.
Per contro, il giorno dopo, la Commissione europea presenta la proposta di abbassare il livello di protezione del lupo in tutti gli Stati membri. Proposed change in the international status of the wolves (europa.eu)
Non essendo stata presentata alcuna prova valida scientificamente della necessità di degradare lo status europeo di protezione del lupo, lo stesso giorno, dal sito dell’EEB (European Environmental Bureau) si legge che quasi 300 ONG hanno firmato una lettera congiunta chiedendo al presidente della Commissione Europea di sostenere le attuali protezioni dei lupi in tutta Europa.
Almost 300 NGOs sign joint letter for EU wolf protection (eeb.org)
Open-letter-NGOS-to-UvL-on-wolves-rev.pdf (eeb.org)
La Commissione Europea si era recentemente impegnata a “decidere su una proposta per modificare, ove opportuno, lo status di protezione del lupo all’interno dell’UE, per aggiornare il quadro giuridico e per introdurre, ove necessario, ulteriore flessibilità” entro la fine del 2023.
Le ONG di tutta Europa ora temono che tali cambiamenti vengano attuati in modo poco trasparente, sulla base di prove limitate e selettive e senza alcuna base scientifica.
“Il consenso è inequivocabile e la nostra visione collettiva non potrebbe essere più chiara: qualsiasi cambiamento allo status del lupo in Europa deve essere basato su fatti scientifici.
A meno che non vi siano nuove e sostanziali prove scientifiche raccolte dai servizi della Commissione europea, riteniamo che la scienza e l’opinione pubblica siano chiare: la modifica dello status di protezione del lupo – sia ai sensi del diritto dell’UE che della Convenzione di Berna – non è giustificata.” Scrive l’EEB.
Ora, ripercorrendo le tappe, sappiamo che la conservazione del lupo in Europa è disciplinata essenzialmente dalla Convenzione di Berna e dalla Direttiva Habitat dell’UE.
Che la Convenzione di Berna sulla conservazione della fauna selvatica e degli habitat naturali europei è entrata in vigore nel 1982. Che la Convenzione di Berna mira a “conservare la flora e la fauna selvatiche e i loro habitat naturali, in particolare quelle specie e habitat la cui conservazione richiede la cooperazione di diversi Stati”, dando particolare enfasi alle “specie in pericolo e vulnerabili”, compresi i lupi.
Il lupo è elencato come specie particolarmente protetta nell’Appendice II della Convenzione. Tuttavia, nove parti contraenti dell’Unione europea hanno presentato riserve sul suo status giuridico nei loro Paesi.
Sono infatti possibili delle deroghe ai sensi dell’articolo 16 al fine di prevenire danni gravi (in particolare alle colture, al bestiame, alle foreste, alla pesca, all’acqua e ad altri tipi di proprietà) e nell’interesse della sanità pubblica e della sicurezza pubblica.
In altre parole, le norme esistenti sulle deroghe consentono di bilanciare i diversi interessi con gli obiettivi di conservazione previsti dalla direttiva. La direttiva autorizza quindi gli Stati membri ad adottare misure in deroga a determinate disposizioni al fine di affrontare specifiche sfide che eventualmente si presentano in relazione alla convivenza uomo – lupo. In questo contesto, gli Stati membri hanno a disposizione i mezzi adeguati per affrontare i conflitti e le circostanze locali, in linea con il principio di sussidiarietà.
Gli Stati membri fanno un uso diverso delle deroghe. Alcuni di essi non hanno mai o quasi mai utilizzato le deroghe per eliminare i lupi (ad esempio Portogallo e Italia), alcuni ricorrono alle deroghe in modo molto limitato (ad esempio la Germania), mentre altri si avvalgono delle deroghe frequentemente o sistematicamente (ad esempio Francia e Svezia). “Considerando il panorama giuridico frammentato e la natura transfrontaliera della maggior parte delle popolazioni di lupi, la cooperazione delle popolazioni transnazionali è diventata un paradigma fondamentale per la conservazione dei grandi carnivori sia ai sensi della Convenzione di Berna che della Direttiva Habitat” (Linnell et al. 2008).
D’altro canto, il lupo continua a godere anche di un forte sostegno pubblico, come dimostra la raccolta dati lanciata dalla Commissione Europea nel 2023. Anche se lo scopo non era quello di raccogliere opinioni a favore o contro la tutela del lupo nell’UE, ma di ottenere dati rilevanti da inserire in un’analisi completa della situazione del lupo, oltre il 70% degli intervistati ha espresso il proprio sostegno al mantenimento dello status di protezione del lupo, rispetto al 29% a favore della riduzione del suo status di protezione. Un sondaggio d’opinione condotto da Savanta per conto dell’Eurogroup for Animals in sei paesi dell’UE nel 2020 ha inoltre rilevato che la maggioranza del pubblico ritiene che “i lupi abbiano il diritto di esistere in natura; appartengono al nostro ambiente naturale e dovrebbero essere rigorosamente protetti.”
Un altro sondaggio più recente tra i residenti nelle comunità rurali condotto sempre da Savanta per conto della stessa organizzazione in 10 paesi dell’UE ha rilevato che “un significativo 68% degli intervistati sostiene il mantenimento di uno status di protezione rigorosa dei grandi carnivori”.
Il 24 novembre 2022 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione non legislativa sulla protezione dell’allevamento e dei grandi carnivori in Europa. La risoluzione riflette i diversi punti di vista delle parti interessate sul conflitto tra lupi. Essa accoglie con favore e sostiene la proposta svizzera del 2022 di declassare lo status di protezione dei lupi ai sensi della Convenzione di Berna, sottolineando che lo stato di conservazione del lupo a livello paneuropeo giustifica un abbassamento del suo status di protezione. Chiede alla Commissione di effettuare ulteriori studi e analisi, nonché una valutazione dell’efficacia delle misure di mitigazione dei danni testate o implementate nell’ambito di LIFE e di altri meccanismi di finanziamento dell’UE. Infine, la risoluzione chiede alla Commissione di sviluppare una procedura di valutazione per garantire lo stato di protezione delle popolazioni in determinate regioni non appena sarà stato modificato lo stato di conservazione desiderato delle specie.
Nella sua risposta alla risoluzione del Parlamento europeo, la Commissione Europea ha dichiarato, tra l’altro, che nel corso del 2023 effettuerà un’analisi approfondita di tutti i dati scientifici e tecnici disponibili e di tutte le altre circostanze rilevanti a portata di mano, al fine di valutare se siano necessarie ulteriori misure, anche per adeguare lo stato di protezione delle specie di interesse comunitario alla base del progresso tecnico e scientifico.

Di seguito e in breve ecco cosa risulta da tale relazione, che dovrebbe costituire quella ”analisi approfondita” che la Commissione si era impegnata a realizzare: (The situation of the wolf (canis lupus) in the European union : an in-depth analysis).
Innanzitutto si afferma la necessità di ottenere dati scientifici tramite il monitoraggio delle popolazioni di lupo presenti in tutto il territorio europeo. I vantaggi derivanti dall’utilizzo degli stessi metodi di monitoraggio del lupo in tutta l’Unione Europea sono stati sottolineati più volte, ma, si dice, non è semplice perché il monitoraggio del lupo non dipende solo da aspetti ecologici (la dimensione della popolazione di lupi, le caratteristiche del paesaggio, la disponibilità di neve d’inverno, ecc.) ma anche da aspetti operativi e sociali, come la disponibilità di risorse economiche e scientifiche, la disponibilità di volontari o operatori per svolgere il lavoro sul campo, e la capacità delle istituzioni di coordinare il lavoro. Quindi i risultati sono discontinui e frammentati.
Ci sono, poi, le valutazioni dello stato di conservazione ai sensi dell’articolo 17 della Direttiva Habitat, secondo cui ogni Stato membro è tenuto a riferire ogni sei anni alla Commissione europea sullo stato di conservazione degli habitat naturali e delle specie elencate negli allegati presenti nel proprio Paese. L’Agenzia europea per l’ambiente poi riunisce i dati ed effettua una valutazione dello stato di conservazione per ognuna delle 9 regioni biogeografiche dell’UE.
A livello biogeografico dell’UE, il report “Articolo 17” più recente, relativo al periodo 2013-2018 conclude che il lupo è presente in sette regioni biogeografiche dell’Unione europea (Pannonia, Regione Continentale, Alpina, Atlantica, Mediterranea, del Mar Nero e Boreale). Tuttavia, lo stato di conservazione è positivo solo nella regione alpina. Negli altri sei, il lupo ha uno stato di conservazione ancora sfavorevole e inadeguato, il che significa che, anche se la specie non sarà più minacciata nel prossimo futuro, saranno necessari ulteriori sforzi affinché raggiunga uno stato di conservazione soddisfacente in tutte le regioni. Nella valutazione precedente (2007-2012), il lupo si trovava in uno stato di conservazione positivo in due delle sette regioni biogeografiche, quella alpina e quella atlantica.
Nell’analisi, poi, compare la questione sull’utilità del controllo letale sui lupi per ridurre i danni al bestiame e sull’opportunità di un eventuale abbattimento mirato, o non mirato.
Nel documento si legge tra le altre cose: “Il controllo letale è l’aspetto più controverso della gestione del lupo tra il grande pubblico e anche tra i professionisti della conservazione (Lute et al. 2018). Il controllo letale è spesso finalizzato a mitigare i conflitti sociali conferendo potere alle parti colpite (Woodroffe e Redpath 2015), e i benefici possono essere principalmente sociali o psicologici se con esso si riesce a placare gli allevatori di bestiame (Linnell e Cretois 2018). Quando il controllo letale è finalizzato a ridurre le predazioni dei lupi, nella migliore delle ipotesi risolve i conflitti solo temporaneamente, a meno che la popolazione di lupi non venga sterminata o ridotta gravemente su vaste aree (Bradley et al. 2015; Linnell e Cretois 2018). Laddove vengono uccisi i lupi, i loro territori vengono solitamente e rapidamente occupati da altri lupi e sarà necessario continuare a uccidere i lupi anno dopo anno. In Scandinavia, ad esempio, i territori dei lupi uccisi sono stati rioccupati in meno di un anno, quando la densità della popolazione di lupi era elevata. La rioccupazione è stata più rapida dopo l’abbattimento legale degli individui rispetto ai territori in cui gli individui sono scomparsi per ragioni sconosciute. I risultati degli studi che valutano l’effetto di tali provvedimenti letali sui danni al bestiame sono talvolta contraddittori, e le argomentazioni fornite dai settori pro-lupo e anti-lupo sono profondamente parziali, il che aggiunge una complessità sociale a un processo che è già molto complesso da un punto di vista ecologico. In sintesi, la ricerca sull’abbattimento mirato dei lupi condotta in Europa è inconcludente e l’abbattimento non mirato (cioè la caccia) non sembra ridurre le predazioni dei lupi sul bestiame a meno che non venga effettuato con tale intensità da ridurre drasticamente la densità dei lupi su vaste aree. Tuttavia, questo tipo di caccia potrebbe non essere compatibile con la Direttiva Habitat ed è socialmente rifiutato da gran parte del pubblico in Europa.”

E ora veniamo alla raccolta dati commissionata attraverso il Comunicato Stampa della Commissione del 4 settembre 2023 circa la situazione delle popolazioni di lupi in Europa e il loro impatto.
Ecco un riepilogo dei risultati: il 4 settembre 2023 la Commissione “ha invitato le comunità locali, gli scienziati e tutte le parti interessate a presentare dati aggiornati sulla popolazione di lupi dell’UE e sul loro impatto”. Questa raccolta mirata di dati è stata avviata nel quadro dell’analisi approfondita sulla situazione del lupo nell’UE che la Commissione si era impegnata a svolgere in risposta alla risoluzione del Parlamento europeo del 24 novembre 2022.
In totale, oltre 19.000 email sono state inviate all’indirizzo email indicato dalla Commissione entro la scadenza del 22 settembre 2023. Le email non correlate all’argomento, o inviate dopo la scadenza o considerate ripetitive sono state rimosse, lasciando poco meno di 18.500 email da analizzare.
Sono state inviate e-mail da 24 Stati membri, 23 dei quali hanno una popolazione di lupi. La stragrande maggioranza di coloro che hanno inviato un contributo alla raccolta dati mirata (oltre il 98%) voleva esprimere un’opinione sull’argomento, piuttosto che fornire dati sulle popolazioni di lupi e sul loro impatto. La maggioranza (71%) si è espressa a favore del mantenimento dell’attuale status di protezione del lupo, mentre meno di un terzo (28%) ha chiesto di ridurne lo status. Il resto (meno dell’1%) ha formulato altri commenti sull’esercizio di raccolta dati o sul lupo in Europa. Il comunicato stampa della Commissione invitava le comunità locali, gli scienziati e tutte le parti interessate a presentare dati aggiornati sulla popolazione di lupi e sui loro impatti. La pagina web della Commissione sui grandi carnivori specificava inoltre che questi “dati devono basarsi su metodologie di monitoraggio nazionali concordate o su altre procedure/metodologie ufficiali” e che tali “dati saranno trasferiti anche alle autorità competenti”. Ma, come indicato sopra, mentre la maggior parte dei messaggi di posta elettronica inviati esprimeva un parere sulla questione, solo una piccola percentuale di messaggi di posta elettronica (meno del 2%) forniva dati sulla popolazione di lupi e sul loro impatto.
I messaggi di posta elettronica contenenti dati attendibili sono stati comunque analizzati in dettaglio e confrontati con i dati ufficiali sulla popolazione di lupi e sull’impatto sul bestiame forniti alla Commissione dalle autorità competenti degli Stati membri (o identificati attraverso altre fonti di informazione in cui i dati ufficiali non erano disponibili) e successivamente utilizzati per il Rapporto di Approfondimento.
Nel report di raccolta dati si può leggere un riepilogo delle e-mail ricevute per ogni Stato membro e, più specificamente, di quelle che forniscono dati sulle popolazioni di lupi e sull’impatto sul bestiame.
A noi interessano particolarmente i dati relativi all’Italia: in totale dall’Italia sono state inviate 1101 email, oltre il 90% era favorevole al mantenimento dello status di protezione del lupo. 13 e-mail hanno fornito dati sulle popolazioni di lupi e/o sui danni al bestiame. Quattro di queste presentavano i dati del Primo Monitoraggio Nazionale del Lupo 2020-2021 (ISPRA) che è la stessa fonte di informazioni utilizzata per il Rapporto di Approfondimento.

Le amministrazioni regionali di Lombardia e Trento hanno fornito dati aggiornati e documentati sui danni e risarcimenti nelle rispettive regioni. Sebbene i dati siano più aggiornati (2022) rispetto a quelli del rapporto ISPRA, è difficile integrare i dati con il resto dei dati delle altre 20 regioni, dato che queste regioni hanno territori limitati.
L’Amministrazione forestale della Regione di Bolzano ha fornito una stima della popolazione di lupi nella sua regione. Il rapporto di accompagnamento, tuttavia, affermava anche che non esiste una documentazione tecnico-scientifica dettagliata disponibile sulle dinamiche demografiche in quella regione. Questi dati non sono quindi stati comprovati.
Un comitato agricolo regionale ha fornito dati sulle popolazioni di lupi nella sua regione che sono superiori a quelli ufficiali, ma si basano principalmente su avvistamenti e trappole fotografiche che possono portare a significativi doppi conteggi. I dati non sono in linea con le metodologie di monitoraggio concordate.
Un’associazione di cacciatori ha fornito stime sulla popolazione di lupi e sui danni al bestiame per la fascia appenninica. Essi ritengono che i dati più recenti dell’ISPRA non siano completi a causa del monitoraggio che, dicono, è stato effettuato solo in alcune regioni mentre in altre sono state effettuate stime. Nonostante queste preoccupazioni siano state rilevate, i dati forniti non sono stati comprovati e sono troppo su scala locale per essere confrontabili con le cifre ufficiali.
Una cooperativa regionale e un’associazione regionale di agricoltori hanno entrambe fornito una stima del numero di lupi nella loro provincia, ma non hanno fornito prove concrete. Non è quindi possibile sapere se i numeri si basino su una metodologia di monitoraggio concordata. In entrambi i casi i dati relativi ai danni da lupo coincidono o si discostano solo leggermente da quelli forniti dalla Regione.
Un’altra cooperativa regionale ha fornito dati sul numero di lupi e sui danni nella sua regione per il 2018 e il 2019: questi dati sono molto locali e non aggiornati.
Una email di un privato considera sottostimati i dati relativi alla popolazione di lupo in Toscana del 2016. L’ultimo rapporto di monitoraggio dell’ISPRA fornisce dati più aggiornati che non si basano più su stime di esperti.
In conclusione mi pare che la “analisi approfondita” ordinata dalla Commissione Europea non fornisca dati o basi scientifiche attendibili e sufficienti per poter procedere con la proposta avanzata il 20 dicembre scorso dalla Commissione Europea stessa.
Mi sembra che le azioni e le iniziative che partono da soggetti politici non siano mai attinenti alla realtà oggettiva, bensì dipendano da motivazioni ben lontane da ciò per cui determinati apparati sono nati. La protezione dell’ambiente in cui viviamo non può prescindere dalla salvaguardia delle specie che rappresentano preziosi anelli di una catena trofica sana e che troppo spesso sono messe a rischio da decisioni sconsiderate. Mi auguro che la proposta della Commissione cada nel vuoto, poiché non ha supporti né validazioni accettabili.
In fondo penso al patrimonio che noi esseri umani abbiamo ereditato dalla Storia, ai resti di antiche civiltà, a opere d’arte preziose che mai vorremmo andassero perdute… Ecco, perché allora non consideriamo i lupi, gli orsi e tutti gli animali a rischio di estinzione allo stesso modo? Perché non c’è l’unanime desiderio di cercare di preservare una tale ricchezza che neppure ci appartiene ma che siamo tenuti a proteggere persino contro…noi stessi?
Per maggiori approfondimenti e reperimento fonti:
https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/5d017e4e-9efc-11ee-b164-01aa75ed71a1/language-en/format-PDF/source-299076073

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