Di Flavia Lopez
“La frase “un bosco sano ulula” racchiude la mia visione: proteggere il lupo non è solo eticamente giusto, ma essenziale per il nostro ecosistema. Il declassamento del suo stato di protezione sarebbe una scelta dannosa a più livelli.
Come predatore all’apice della catena alimentare, il lupo regola le popolazioni di ungulati selvatici, come i cinghiali, riducendo i danni all’agricoltura e gli incidenti stradali. Contribuisce a mantenere in salute le altre specie, eliminando gli individui malati, favorisce la riforestazione e promuove la biodiversità.
La sua presenza ci obbliga a ripensare la coesistenza, a superare paure ataviche, resistenze al cambiamento e interessi di parte, dimostrando che i benefici ecologici del lupo sono innegabili. Per questo, un bosco che ulula è un bosco che vive in equilibrio.
Vediamo ora, punto per punto, le ragioni scientifiche che rendono il declassamento del lupo una scelta sbagliata
I “NO” AL DECLASSAMENTO DEL LUPO
- Innanzitutto, la comunità scientifica internazionale è concorde nell’affermare che i lupi non sono troppi. Infatti, Il surplus di lupi non esiste. I lupi si autoregolano e crescono di numero in base a ciò che il territorio e le sue risorse possono sostenere. Troppi è un dato antropico non naturalistico e fa riferimento al disturbo che possono arrecare all’uomo. Lo sapevate che i lupi infatti crescono in funzione di prede e territorio (Lindemann et Volterra), e si autoregolano anche con aggressioni letali intraspecifiche (Cubaney,Mcnulty, Stahler, Quimby, Smith, Coulson, 21 Aprile 2014): “Nel nord di Yellowstone la dipendenza dalla densità ha regolato la sopravvivenza degli adulti attraverso un aumento dell’aggressività intraspecifica, indipendentemente dalla disponibilità delle prede”.
- LE UCCISIONI DI REGOLAMENTO NON SERVONO, ANZI AGGRAVANO IL PROBLEMA PER GLI ALLEVATORI E SONO NEGATIVE PER LA VARIABILITÀ’ GENETICA DELLA SPECIE CANIS LUPUS ITALICUS STESSA.
Molti politici, ora che il lupo sta perdendo di protezione a livello europeo, parlano di “regolazione”, ovvero uccisioni, caccia al lupo o almeno ai lupi che sono “problematici’ a detta dell’uomo. Problematici, cosa vuole dire? Che predano bestiame non correttamente protetto? I tiri di regolamento, gli abbattimenti, si sono verificati inefficaci in paesi in cui sono stati svolti (Kutal et Dula et Selivanona et Lopez Bao, 2023), come dimostrano studi in Slovacchia, Usa e ora anche in Francia. A seguito di uccisioni di alcuni componenti di un branco, il resto dei lupi si disperde perché il branco è destrutturato e i singoli elementi saranno più fragili con maggiore tendenza a predare su bestiame domestico ovino e dunque meno su prede selvatiche. Le femmine troveranno nuovi territori e creeranno altri branchi. Se si elimina un branco intero, il vuoto lasciato da un branco sarà riempito da un altro branco che espande il suo territorio, sostituendo dunque il branco eliminato. Si evince che gli abbattimenti costituiscono soltanto uno specchietto per le allodole per gli allevatori che hanno già da gestire seri problemi legati alla pastorizia, oggigiorno.
Gli abbattimenti per i motivi sopraesposti si sono dimostrati aggravare il problema, soprattutto a lungo termine, infatti “a livello nazionale il lupo uccide circa l’1% del patrimonio ovi-caprino iscritto all’anagrafe zootecnica nazionale. Tale percentuale è analoga e in qualche caso inferiore ad altre cause di morte delle greggi in alpeggio, quali fulmini, il diroccamento, le malattie e talvolta l’abigeato, cioè il furto di bestiame.” (Giunti, 2023).
Il lupo diventa dunque il capro espiatorio. Gli abbattimenti avrebbero gravissime conseguenze sulla variabilità genetica della specie e metterebbero a rischio la loro sopravvivenza come specie sana: “Dopo secoli di declino e prolungati colli di bottiglia, la popolazione di lupi della penisola italiana si è ripresa naturalmente. Tuttavia, una comprensione esaustiva degli effetti di un tale successo di conservazione è ancora limitata dalla ridotta disponibilità di dati storici. (…) Le analisi multivariate, di clustering e di variabilità hanno confermato che la popolazione di lupi appenninici è geneticamente e morfologicamente ben distinguibile sia dai lupi che dai cani europei, senza immigrazione naturale da altre popolazioni, mentre la sua variabilità genetica è rimasta bassa negli ultimi tre decenni, senza cambiamenti significativi tra esemplari storici e contemporanei.”
Lo studio sottolinea la necessità di monitorare geneticamente a lungo termine le dinamiche delle popolazioni peculiari di lupi per garantire adeguate azioni di gestione della conservazione. (Museomica e analisi morfologiche di campioni storici e contemporanei di lupo italiano peninsulare (Canis lupus italicus), Elena Fabbri, Antonia Vecchiotti, Federica Mattucci, Edoardo Velli, Vilde Arntzen Engdal, Nicola Baccetti, Adriano De Faveri, Pavel Hulva, Barbora Černá Bolfíková, Urmas Saarma, Elisabetta Cilli & Romolo Caniglia 2025).
COME SI PUO’ AGIRE PER LA COESISTENZA CON IL BESTIAME E CON L’UOMO?
Conoscendo questo animale flessibile, adattivo e culturale, si può lavorare con la prevenzione per evitare che apprenda da subito a non predare il bestiame e tenersi lontano dall’uomo.
In riferimento alle problematiche arrecate dal lupo agli allevatori, vogliamo precisare che non le neghiamo anzi, ma ribadiamo che la coesistenza è molto semplice in fondo e lo stato deve aiutare l’accesso ai fondi per le misure protettive di prevenzione. Sono molti gli allevatori In Italia e Francia che coesistono senza fucili.
Misure preventive da mettere obbligatoriamente in atto per gli allevatori:
- presenza di cani da guardiania in loco addestrati per difendere le greggi dal lupo
- recinzioni elettrificate a voltaggio specifico ANCHE IN ALPEGGIO da spostare ogni 4 gg
- far sempre rientrare il bestiame la notte ove possibile
- vietare l’allevamento brado in aree di forte presenza di lupo
- presenza di allevatori in loco
- Dissuasori acustico-luminosi (in sperimentazione presso il Parco Adamello-Brenta) sembrano funzionare…
Un altro chiaro NO al declassamento dello stato di protezione del lupo tocca l’aspetto psicologico e proiettivo (ben sfruttato dai politici) da un lato introiettato nei secoli scorsi, dall’altro alimentato dai media con fake news e inutili allarmismi facenti parte di una campagna diffamatoria contro il lupo quali quelli in cui si dichiara che il lupo sia pericoloso per la popolazione, laddove non sia comprovato che si tratti di lupi confidenti soltanto per creare un clima di terrore atto a sostenere lobbies di interesse e a racimolare voti. Si fa leva sulle nostre paure ataviche e le immagini lupesche demoniache che vengono dal passato, quando li avevamo sterminati perché visti come bestie sataniche o semplicemente perché eravamo in competizione con loro per le prede. C’è tutto un immaginario del lupo legato a favole e alla paura. Oggi nel 2025 fortunatamente abbiamo dati e concetti naturalistici che rivalutano il lupo come predatore essenziale alla salvaguardia della biodiversità, e possiamo evolverci, grazie al lupo, come esseri umani, disinvestendolo da un magma proiettivo distopico.
I LUPI NON SONO PERICOLOSI PER L’UOMO MA BISOGNA ADOTTARE SANI COMPORTAMENTI
Tendiamo ad avere paura del diverso, dell’altro da sé, di ciò che non conosciamo e sono molti i cittadini che si spaventano della presenza del lupo, ignorando che il suo carattere è elusivo verso la nostra specie.
Inoltre, da dati OMS, le morti umane causate da fauna selvatica sono:
1) insetti
2) serpenti
3) cani
Poi in fondo alla classifica, coccodrilli ed ippopotami. Neanche considerabili gli attacchi mortali da lupi e squali (Giunti, 2023)
Interessante notare che quando in Italia ci sono circa 60000 attacchi di cani l’anno su esseri umani, mentre il lupo (confidente) ne può effettuare uno l’anno massimo, noi chiediamo la testa dei lupi e non dei cani. Perché? Ecco il proiettivo che emerge.
I cittadini devono adottare comportamenti adeguati:
- non avvicinarli in nessun modo senza bloccare la loro via di fuga
- non renderli confidenti con cibo lasciato volontariamente o involontariamente (scarti di macellazione o cibo per domestici)
- tenere i cani in casa la notte e non legati alla catena in giardino
- tenere i cani al guinzaglio durante le camminate in natura.
Il lupo percepisce il cane come competitore e potrebbe ucciderlo o, se in calore, accoppiarsi e creare ibridi. Il fenomeno dell’ibridazione è causato da cani randagi vaganti e non è da sottovalutare.
Il lupo fugge quando vede, o meglio, sente già a grande distanza un umano: “I grandi carnivori possono mostrare risposte fisiologiche e comportamentali di antipredazione agli esseri umani (Ordiz et al., 2011; Støen et al., 2015). In base al contesto orografico al rapporto rischi benefici ed alla scarsità di prede elettive il comportamento di evitamento del lupo potrebbe avere connotati più sfumati , senza che questo rappresenti comunque un pericolo per gli esseri umani.”
L’ultimo attacco mortale di lupi sull’uomo risale al 1825. Attenzione, all’epoca il lupo non aveva prede a causa delle riserve di caccia e uomini e lupi erano in competizione per le prede. Inoltre i bambini pastori, abbigliati con pelli di pecora o lana intrisa di odore di pecora, e lasciati a badare già molto piccoli agli animali, hanno facilitato attacchi su bambini. Ora questo scenario non esiste più. Il lupo ha innumerevoli prede e nessun bambino bada alle greggi o vaga da solo in montagna, ciò sarebbe un reato.
Relativamente ai cani da caccia evidenziamo quanto segue: “I cani da caccia sono maggiormente a rischio di essere attaccati dai lupi in territori a confine con i territori di lupi”(July 2019 Authors: Mari Tikkunen ,Ilpo Kojola)
LUPI TRANSIENTI OVVERO DI PASSAGGIO, NON NECESSARIAMENTE CONFIDENTI
Spesso i cittadini si allertano per lupi in città, al mare, vicino alle case. Sono spesso lupi transienti, ovvero di passaggio che sfruttano le ore notturne per spostarsi o cacciare prede che si rifugiano nei centri abitati in quanto il lupo crea un ambiente della paura per le prede che le porta a cambiare le loro abitudini.
La configurazione orografica del nostro territorio, montagne digradanti in colline che arrivano sulla costa, porta spesso lupi in dispersione, senza un proprio branco o un territorio, a dover passare stretti tra altri branchi. La via più facile è attraversare paesi o passare sulla costa.
IL LUPO CI OBBLIGA AL CAMBIAMENTO E ALLA COESISTENZA
Concludendo, il lupo ci mette di fronte al cambiamento, a ciò che già non va nella nostra società e ci obbliga a risolvere i problemi preesistenti. Basta volerla la convivenza è possibile.
Nel 2025 ci auspichiamo una presa di coscienza bio-diversa che protegga gli ecosistemi al di là della lobbies allevatorio-venatorie o interessi politico-giornalistici di sorta. I politici astuti dovrebbero proteggere questa specie bandiera degli ecosistemi sani, del bosco che ulula, puntando su misure di protezione per gli allevatori e su eco-turismo tutelando lupi vivi, non morti. Puntare sulla coesistenza, al di là del nostro atavico e disfunzionale antropocentrismo e la tutela della (bio)diversità, in ogni ambito del sociale, questa la sfida dei nostri giorni lanciataci dal lupo, per questo diciamo NO al declassamento. In fondo il lupo ci sta insegnando ad essere esseri umani migliori.
Intervento molto interessante .. Concordo in tutto! Ottima esposizione.