di Antonio Iannibelli
Ho sentito troppe volte parlare del lupo come di un predatore infallibile, famelico, sanguinario. Un predatore che ammazza solo per gioco o per succhiare il sangue. Quello che invece posso dire con convinzione è che si tratta di un carnivoro che si nutre in gran parte di animali già morti che trova nel suo territorio e senza questi avrebbe serie difficoltà di sopravvivenza. L’uomo, che è il suo nemico da sempre, involontariamente è anche un buon alleato; con le sue frenetiche attività “produce” facile cibo per la maggior parte dei lupi che vivono nel nostro Paese. La caccia, per esempio, lascia talvolta sul campo degli animali feriti, ma ancor più fanno le auto per le strade, le quali sono trappole mortali per tanti animali che si trasformano fatalmente in cibo supplementare per i branchi. Inoltre i selvatici muoiono per vecchiaia, per fame, per il freddo e per molte malattie. Girando per i boschi mi sono imbattuto spesso in animali morti, feriti o ammalati; per i lupi cibarsene è un’opportunità irrinunciabile.
Si tratta quindi più di uno “spazzino” che di un super predatore. Gli ungulati, che sono le sue prede per eccellenza, hanno sviluppato difese che consentono loro di sfuggire facilmente. In diverse occasioni ho documentato che gli ungulati selvatici, hanno un fiuto superiore, intercettano i lupi da lontano e mantengono le dovute distanze. Mi è capitato inoltre di vedere lupi scacciati in malomodo da cervi e da cinghiali.
Al lupo va comunque riconosciuto il ruolo di vero selezionatore in quanto tra gli ungulati rintraccia gli immaturi che vengono abbandonati o quelli non protetti, controllando di fatto che non aumentino a dismisura. Elimina gli esemplari non più utili, come gli ammalati e i feriti e produce in definitiva un benefico effetto per la sopravvivenza di quella specie. Inoltre con la sua presenza costringe gli erbivori a spostarsi in continuazione contribuendo a diminuire gli effetti del sovra pascolamento e a proteggere la biodiversità.
Vi riporto di seguito un’osservazione fatta in un territorio dove sono presenti molti cinghiali e dove viene praticata la caccia per il suo contenimento.
Era l’ultimo giorno di febbraio di molti anni fa. La neve era presente al suolo solo nelle zone in ombra e faceva molto freddo, anche a causa del forte vento che soffiava con insistenza da nord. Una giornata che non prometteva niente di buono, vista la persistenza del vento, e riflettei che anche per gli animali non era conveniente uscire dai loro ripari. Ma quando nel binocolo inquadrai un cinghiale e udito le sue inconfondibili grida, iniziai a ricredermi. Mi cercai un riparo dal vento e continuai a tener d’occhio il cinghiale che compiva strani salti e solo di tanto in tanto riuscivo a intravederlo. Essendo molto lontano cercai in fretta di avvicinarmi su un calanco più vicino, dal quale scoprii che in realtà il cinghiale era braccato da due lupi e i suoi versi si facevano sempre più tormentati. I lupi risultavano meno visibili del cinghiale poiché mimetizzati nel sottobosco invernale, e dal mio punto di osservazione non capivo bene cosa stesse accadendo. Riuscii ad avvicinarmi ancora, e vidi per la prima volta nella mia vita un branco di lupi che cercava di catturare un cinghiale. Con il binocolo scorsi soltanto quel grosso ungulato che sobbalzava disperatamente e non capivo come mai non si decidesse a fuggire. Il mantello nero della preda spiccava tra i colori fulvi della vegetazione e il grigio dei calanchi. Ma quando finalmente vidi bene la scena, mi accorsi che lo sfortunato suino era accerchiato da quattro o cinque lupi e appena tentava di liberarsi veniva aggredito da uno di essi. I suoi salti erano in realtà provocati dai morsi dei carnivori che lo sollevavano dal suolo con una facilità incredibile, costringendolo a rientrare nel fitto dei rovi, dove invano aveva cercato riparo. Questo gioco fatale durò alcuni minuti, nei quali sentii echeggiare nella valle solo le grida di morte del cinghiale, urla che si interruppero di colpo quando le mascelle del maschio dominante gli serrarono la gola. Non riuscii a vedere tutto, a causa della vegetazione, ma quel giorno ho potuto apprezzare la rigida gerarchia che regola alla perfezione l’intera famiglia. In questi casi infatti si comprende l’importanza del branco e del compito assegnato a ogni individuo. Avevano accerchiato il cinghiale con cura, costringendolo in una posizione a loro favorevole. L’animale poteva difendersi solo con il muso ma quando si girava per scacciarne alcuni, gli altri lo addentavano da dietro; non avendo via di uscita si dimenava come impazzito a destra e a sinistra. Una trappola mortale che in breve tempo fiaccò il cinghiale fino a farlo rovinare su un lato. Le potenti mascelle dei predatori lo ridussero letteralmente in pezzi. I dominanti mangiarono a caldo le interiora svuotando completamente la carcassa, poi il maschio, il dominante del branco, si allontanò di poco e si accucciò tra le foglie secche di una quercia. Intanto la femmina non mollò la carcassa fin quando non la divise in più parti. Questa scena mi colpì per la facilità con la quale la lupa riuscì a sezionare la carogna, come per ripartirla in parti uguali. Le cosce, le spalle e la gabbia toracica vennero separati dalla colonna vertebrale con le zanne. Intanto tutt’intorno gli altri componenti del branco attendevano con pazienza il loro turno per nutrirsi. Appena il lupo dominante si disinteressò del cibo, i subadulti del branco si avventarono sui resti del cinghiale e in poco tempo ne scomparve ogni traccia.
Anche in questo caso però non conoscevo quali fossero le condizioni iniziali del cinghiale, è probabile che fosse ferito o debilitato come mi è capitato tante volte di vedere. I resti di cibo sono utili per indagare sulla dieta dei lupi ma non possiamo certo sapere chi ha ucciso o ferito quell’animale.
Ho visto anche istrici finire in pasto ai lupi. Normalmente questo grosso roditore riesce a tenere alla larga i predatori grazie ai suoi aculei, ma se muore per altri motivi o è in difficoltà i predatori non esitano a nutrirsene. In alcuni casi dove la presenza di istrici e molto alta e gli ungulati selvatici scarseggiano i lupi hanno sviluppato la capacità di catturarli e cibarsene come fonte primaria. Questo conferma le sue qualità di selezionatore naturale agendo principalmente sulle specie più diffuse in quel determinato ambiente.
A proposito delle predazioni di animali domestici, mi sono chiesto come mai i lupi, pur avendo tanti selvatici a disposizione, rischiano la propria vita per attaccarli, e sono giunto a queste due conclusioni: per la fame dei giovani erranti e per l’istinto predatorio degli adulti in branco.
In fase di dispersione, per esempio, quando i giovani lupi vengono scacciati dal branco e trovandosi spesso senza cibo, rischiano più del solito. Si avvicinano alle attività umane attratti dagli odori del cibo, scarti di macellazione non smaltiti correttamente o avanzi di cibo per cani e gatti, in questo modo se trovano animali incustoditi o alla catena possono tentare di catturarli mettendo così a rischio la propria vita. Questi esemplari solitari comunque non possono fare gravi danni e in molti casi muoiono semplicemente di fame o finiscono vittime del bracconaggio e delle attività antropiche.
I componenti di un branco, invece, seguendo il loro istinto predatorio considerano gli animali domestici come fossero dei selvatici, con la differenza che gli animali allevati dall’uomo non sono più in grado di difendersi. Se i lupi attorniano dei caprioli o dei mufloni, per esempio, questi in poco tempo si allontanano senza pericolo; le pecore o le capre, al contrario, non essendo abituate a correre e a difendersi si spaventano a morte e si feriscono a volte anche da sole, calpestandosi a vicenda o urtando contro le stesse recinzioni che avrebbero dovuto proteggerle. E anche probabile che gli animali domestici non custoditi a volte si prestano a essere utilizzati dai lupi come oggetti di apprendimento a beneficio dei cuccioli, che imparano grazie a essi a catturare le prede. Mi viene da supporre che il lupo, di fronte ai domestici, pensa a individui non più utili per garantire l’evoluzione della specie, mette quindi in atto il suo ruolo di selezionatore naturale azzannando nello stesso momento anche più animali di quanti ne possa effettivamente mangiare. Difficile da spiegare all’allevatore che subisce delle perdite. Ma conoscere il vero lupo selvatico gli darebbe l’opportunità di difendere meglio i suoi animali e avrebbe qualche motivo per cercare una convivenza più ragionata.
In ogni caso le aziende agricole che si trovano nel territorio dei lupi mettendo in atto le dovute protezioni, anche grazie al supporto degli enti preposti, possono beneficiare di prodotti qualitativamente migliori in quanto derivanti da un territorio incontaminato.
Per rendere l’ambiente più sano e favorire l’esistenza del maggior numero possibile di specie, il lupo, insieme agli altri super predatori come l’aquila e l’orso, è assolutamente necessario. In definitiva possiamo affermare che il lupo, Canis lupus italicus, favorisce la biodiversità, perciò la vita e non la morte come erroneamente molti pensano.
Grazie Antonio per poŕtare chiarezza e lucidità su un tema di attualità molto delicato.
Bellissimo articolo e anche bellissime foto, complimenti!
Grazie Antonio!
Viva il lupo!🐺
Bisognerebbe mettere tutto questo a conoscenza delle persone ma , sicuramente, si dovrebbe vietare in primis la caccia