Di Antonio Iannibelli
Una ricerca importante pubblicata su Science of the Total Environment mette in evidenza una problematica seria e complessa legata all’uso dei Rodenticidi Anticoagulanti (AR) e alla loro diffusione nell’ambiente. Tra il 2018 ed il 2022 sono state recuperate e analizzate 186 carcasse di lupi, morti per cause dirette o indirette delle attività umane, di questi ben 115 sono risultati positivi ai Rodenticidi Anticoagulanti. Il fatto che questi veleni siano stati rilevati in così tanti lupi morti indica una diffusione con scarsi controlli, questi veleni rappresentano un grave rischio per la fauna selvatica e, potenzialmente, anche per gli esseri umani.
Durante le ricerche del nostro gruppo Italianwildwolf, con il progetto di Citizen science Morte tra i lupi , sulle cause di morte nei lupi ci siamo chiesti molte volte perché tanti animali vengono investiti sulle strade sapendo che questo predatore è attivo soprattutto di notte e che di solito attraversa le strade evitando con cura quelle a scorrimento veloce.
Questa ricerca, First evidence of widespread positivity to anticoagulant rodenticides in grey wolves (Canis lupus), può fornire una risposta sulle possibili cause dei comportamenti rischiosi osservati nei lupi: come attraversare le strade trafficate anche in pieno giorno e avvicinarsi troppo alle attività umane. Potenziare le conoscenze sul livello di esposizione ai rodenticidi anticoagulanti con l’analisi dei modelli di comportamento dei lupi può aiutare a comprendere meglio come questi agenti ambientali influenzano la loro percezione del pericolo e le loro abitudini negli spostamenti.
Anche nei pochi casi di lupi confidenti potrebbe essere estremamente utile valutare il loro livello di intossicazione da rodenticidi o da altre sostanze tossiche presenti nell’ambiente.
Il legame tra la concentrazione di rodenticidi e l’antropizzazione dell’ambiente nei lupi è particolarmente preoccupante, poiché suggerisce che le attività umane possano aumentare l’esposizione degli animali a queste sostanze tossiche. Ciò può avere conseguenze negative non solo sulla fauna selvatica, ma anche sull’intero ecosistema, poiché gli animali sono parte integrante delle catene alimentari e delle dinamiche ecologiche.
Anche se tradizionalmente si è creduto che i lupi si cibino principalmente di ungulati selvatici e domestici, la presenza diffusa di rodenticidi nelle zone antropizzate suggerisce che potrebbero cacciare o consumare roditori e ratti in misura maggiore rispetto a quanto si pensasse in precedenza. Questo significa che dovremmo fare studi approfonditi sui lupi che vivono in zone dove ci sono attività umane in particolare nei pressi di allevamenti e coltivazioni. Dovremmo capire meglio cosa mangiano e come si muovono. Queste informazioni possono aiutare a gestire meglio la vita selvatica e a trovare modi migliori per far vivere insieme lupi e persone senza problemi.
E’ fondamentale che in futuro il monitoraggio di tutti i carnivori venga fatto su larga scala, compreso i lupi, dovrebbe estendersi non solo alla quantificazione delle popolazioni stesse, ma anche all’indagine delle vere cause di mortalità, al fine di identificare le minacce principali che possono influenzare la sopravvivenza dei carnivori.
È altrettanto importante che gli enti preposti prendano provvedimenti per limitare l’uso e la diffusione dei rodenticidi anticoagulanti, adottando pratiche agricole e di controllo dei roditori più sostenibili e meno dannose per l’ambiente e la biodiversità. Inoltre, è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto negativo di queste sostanze e promuovere alternative più sicure ed ecologiche per il controllo dei roditori.
E’ possibile scaricare la ricerca tradotta in italiano da Brunella Pernigotti: Prima evidenza di diffusa positività ai rodenticidi anticoagulanti nei lupi (Canis lupus)
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