Resoconto della conferenza Il ruolo naturale del lupo al Museo naturalistico di Pennabilli – un’esperienza di condivisione e apprendimento

Sabato 10 maggio, il Musss– Museo Naturalistico Pennabilli (RN) ha accolto con calore le GEV di Rimini e il relatore, Antonio Iannibelli, per un’importante conferenza dedicata al “ruolo naturale del lupo”, per conoscere un animale tanto affascinante quanto cruciale per il nostro ecosistema. L’accoglienza delle GEV di Rimini ha contribuito a creare un clima di collaborazione e condivisione fin dal primo momento. La presenza di tre lupi naturalizzati all’interno del museo ha reso l’atmosfera particolarmente suggestiva e pertinente al tema trattato. Il tutto immerso nella splendida cornice del Parco Naturale Sasso Simone e Simoncello, un’area di notevole importanza per la conservazione della biodiversità a livello europeo, essendo designata come Zona Speciale di Conservazione (ZSC IT5310003, denominata Monti Sasso Simone e Simoncello) e Zona di Protezione Speciale (ZPS IT5310026, denominata Monte Carpegna e Sasso Simone e Simoncello) all’interno della Rete Natura 2000, in una giornata primaverile.

Il relatore ha affrontato nella conferenza diverse tematiche fondamentali per comprendere il vero ruolo del lupo, andando oltre i luoghi comuni e le false notizie che spesso circolano.

Il ruolo naturale del lupo: in quanto predatore apicale, il lupo si colloca al vertice della catena alimentare, svolgendo un ruolo insostituibile nel mantenimento degli equilibri ecologici. La sua azione di regolazione sulle popolazioni di prede erbivore previene il sovrasfruttamento della vegetazione, favorendo la rigenerazione degli habitat e arricchendo la biodiversità. Inoltre, il lupo agisce come un “controllore sanitario”, predando animali deboli o malati e limitando la diffusione di patologie all’interno delle popolazioni selvatiche, con benefici che si estendono all’intero ecosistema. Al contrario l’assenza del lupo porterebbe a un aumento incontrollato delle prede, con conseguenti danni al paesaggio e ripercussioni negative a cascata sull’intero ambiente.

Socialità e famiglia: l’organizzazione sociale del lupo che vive in branchi familiari ben strutturati. Questa organizzazione promuove la cooperazione nella caccia e nell’allevamento dei cuccioli, dove ogni individuo svolge un ruolo specifico all’interno di un territorio definito. I forti legami sociali tra i membri del branco sono una delle caratteristiche più affascinanti di questa specie. Le famiglie di lupi sorvegliano attentamente il proprio territorio, impedendo l’accesso ad altri lupi a meno di necessità, come la morte di un riproduttore. Il controllo dell’equilibrio con le specie preda e la regolazione naturale delle nascite mantengono la popolazione dei lupi stabile e in linea con la disponibilità di cibo, evitando una crescita incontrollata come erroneamente sostenuto dai detrattori del lupo.

Segni di presenza: è importante riconoscere i segni che indicano la presenza del lupo in un determinato territorio: dalle impronte agli escrementi, dalle carcasse alle raspate, fino agli ululati, sono tutti importanti strumenti di comunicazione all’interno del branco e per la demarcazione del territorio.

Caratteristiche del lupo: sono state presentate le caratteristiche biologiche del Canis lupus italicus, la sua adattabilità come carnivoro opportunista, le sue dimensioni e le variazioni del mantello a seconda delle stagioni e delle aree geografiche. È stato inoltre sottolineato come molte predazioni sulla fauna selvatica e su animali domestici siano attribuibili in misura non indifferente anche ai cani inselvatichiti e fuori custodia.

Conflitto con gli animali domestici: si è discusso del rapporto tra il lupo e le attività zootecniche, sottolineando come i conflitti siano spesso legati alle attività umane. L’adozione di misure preventive efficaci, unitamente all’educazione e alla sensibilizzazione, sono fondamentali per una convivenza pacifica.

Analisi delle predazioni: sono stati forniti dati relativi all’analisi delle predazioni da lupo in Italia nel periodo 2015-2019, distinguendo i casi in cui il lupo è stato identificato come predatore. Solo il 54,2% sono attribuibili con certezza al lupo e dopo un sopralluogo si è visto come la maggior parte delle aziende non utilizzava alcun sistema di protezione (solo il 7% ha dichiarato di averne uno).

Impatto umano sulla mortalità: sono state presentate le principali cause di mortalità del lupo legate alle attività umane, evidenziando come una parte significativa della popolazione scompaia ogni anno a causa di bracconaggio, incidenti e altre attività antropiche. I dati scientifici ormai un po’ datati ma sempre utili ci dicono che in Italia il 15-20% della popolazione muore per cause antropiche (Boitani et al., 2003) e lo stesso autore ritiene che questa percentuale risulti una sottostima per tutta una serie di fattori. I dati del monitoraggio, per esempio, confermano questa ultima ipotesi di sottostima.

Il no al declassamento: si è discusso delle ragioni per non sostenere il declassamento dello status di protezione del lupo, evidenziando i rischi che tale scelta può comportare per la conservazione di questa sottospecie unica. La proposta in Europa è considerata una scelta politica pericolosa e priva di basi scientifiche, in netta contraddizione con i principi della tutela ambientale e costituzionale. Si sottolinea che il Canis lupus italicus è già sottoposto a pressioni antropiche insostenibili, che ne minacciano la sopravvivenza.

Cause di morte del lupo: le attività umane incidono pesantemente sulla mortalità del lupo. Secondo il monitoraggio 2020/2021, si stima che circa il 30% della popolazione italiana di lupo muore ogni anno per cause direttamente o indirettamente riconducibili all’uomo. Le principali minacce includono:

  • Bracconaggio: uso di armi da fuoco, bocconi avvelenati, lacci, tagliole e investimenti volontari.
  • Incidenti stradali e ferroviari: la mancanza di corridoi ecologici rende le infrastrutture una trappola mortale.
  • Veleni illegali: utilizzo di rodenticidi anticoagulanti e bocconi avvelenati.
  • Attività venatoria: spinge i lupi fuori dal loro territorio e aumenta i conflitti con i cani da caccia.
  • Gestione delle “specie nocive”: le trappole per nutrie e altre specie impattano gravemente anche sulla fauna protetta.
  • Frammentazione e consumo di suolo: ogni anno in Italia si perdono 77 km² di territorio naturale.
  • Randagismo e ibridazione: compromettono la purezza genetica del lupo e veicolano malattie letali.

Ridurre la protezione del lupo, in questo contesto, equivale a legittimarne le uccisioni legali, aggravando ulteriormente una situazione già critica e insostenibile.

Ci sono stati diversi interventi che hanno stimolato un dibattito tra i presenti:

Il Presidente dell’Ente Parco Sasso Simone e Simoncello, Lino Gobbi, ha offerto una preziosa prospettiva sull’evoluzione del territorio e sull’importanza di un equilibrio tra la conservazione della biodiversità, inclusa la presenza del lupo, e le attività umane come l’allevamento. Ha sottolineato la necessità di un approccio scientifico e collaborativo per costruire soluzioni condivise che tengano conto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti.

Le criticità di Coldiretti e allevatori: durante l’incontro un rappresentante di Coldiretti e un allevatore della zona hanno condiviso importanti criticità relative ai vincoli paesaggistici che limitano la protezione del bestiame, ai danni indiretti non sempre riconosciuti, alla richiesta di maggiore ascolto e attenzione verso le loro reali condizioni operative e alla difficoltà di sostenere pratiche di prevenzione come la presenza costante del pastore. Hanno espresso il desiderio di una prospettiva concreta che consenta coesistenza e sostenibilità economica.

Conclusioni: Il lupo, custode della biodiversità e motore di vita
La conferenza ha rafforzato la consapevolezza del ruolo cruciale che il lupo svolge come guardiano della biodiversità. Contrariamente a una narrazione spesso distorta, il lupo non è un simbolo di morte, ma un elemento vitale che contribuisce a rendere l’ambiente più sano, più bello e a favorire l’evoluzione naturale delle specie. La sua presenza innesca dinamiche ecologiche positive che si riflettono sull’intero ecosistema.

Tuttavia, è emersa con chiarezza la complessità della convivenza tra il lupo e le attività umane, in particolare l’allevamento. Le testimonianze degli allevatori hanno evidenziato sfide concrete che necessitano di attenzione e di soluzioni condivise. La volontà di dialogo e di ricerca di un equilibrio sostenibile è stata palpabile tra tutti i partecipanti.

Questa conferenza segna un ulteriore passo nel percorso di dialogo avviato anni fa con le GEV e i cittadini. L’intenzione è di proseguire questo importante dibattito, coinvolgendo ulteriormente esperti, istituzioni, allevatori e la comunità, al fine di costruire insieme strategie di convivenza che tutelino la presenza del lupo come elemento fondamentale del nostro patrimonio naturale e, al contempo, supportino la sostenibilità delle attività economiche locali. Crediamo fermamente che, attraverso la conoscenza, il confronto costruttivo e un approccio basato su dati scientifici, sia possibile trovare un equilibrio che benefici sia la natura che le comunità umane.

Leggi anche: Pennabilli, dal centro storico alle alture del Parco naturale Sasso Simone e Simoncello

Relatore: Antonio Iannibelli, GEV, fotografo naturalista, scrittore e profondo conoscitore del lupo appenninico. Da anni documenta con immagini e testimonianze sul campo la vita del lupo selvatico, che condivide sul blog www.italianwildwolf.com e nelle sue numerose conferenze.

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