Giornata internazionale dei diritti degli animali: 10 dicembre 2024

di Antonio Iannibelli

Declassare il Lupo: una minaccia per la natura, l’etica e il futuro del pianeta
In occasione della Giornata internazionale dei diritti degli animali, è fondamentale ricordare che la libertà e la giustizia devono essere diritti universali, non privilegi riservati agli esseri umani o agli animali domestici. Anche gli animali selvatici, simbolo della natura incontaminata, meritano di vivere liberi da persecuzioni e crudeltà.
La proposta di declassare il lupo, riducendo la sua protezione legale, va in direzione opposta rispetto ai valori che celebriamo oggi. Gli effetti di una simile decisione sarebbero devastanti: si promette di “risolvere” conflitti con la fauna selvatica a colpi di fucile, alimentando falsità e illusioni. È una promessa vuota, che ignora le leggi naturali che regolano la vita sul nostro pianeta e la nostra stessa esistenza.
Il lupo, simbolo di equilibrio e biodiversità, è vittima dell’ignoranza e della paura. Permettere il suo abbattimento indiscriminato significherebbe accelerare la perdita di biodiversità e contribuire alla sesta estinzione di massa, un disastro ecologico provocato esclusivamente dall’uomo.
Oggi più che mai, dobbiamo riflettere sul significato di libertà e giustizia per tutti gli esseri viventi. Non possiamo ignorare l’importanza di convivere con la natura e rispettare le regole che la mantengono viva. Declassare il lupo non è solo un attacco a una specie simbolo: è un attacco all’intero equilibrio del pianeta.
Dobbiamo opporci a scelte che ci allontanano dalla coesistenza pacifica con la natura e lavorare per un futuro in cui tutti gli esseri viventi, uomo compreso, possono vivere liberi dalla paura e dalla crudeltà.

  1. Aumento del rischio di abbattimenti indiscriminati
    Ridurre la protezione legale del lupo significa aprire la strada a più abbattimenti autorizzati, con gravi conseguenze per la popolazione. La disgregazione delle nuclei familiari, causata dalla perdita di membri adulti, compromette il trasferimento di conoscenze fondamentali ai giovani lupi. Senza la guida dei genitori, questi giovani diventano “lupi erranti”, incapaci di cacciare prede selvatiche in modo efficiente, e finiscono spesso per cercare cibo più facile, come animali domestici e rifiuti umani.
    Questa perdita di coesione familiare ha effetti a catena:
    • Maggiore interazione con gli insediamenti umani: i lupi rimasti senza un gruppo famigliare ben strutturato tenderanno ad avvicinarsi ai centri abitati, sia per seguire le prede selvatiche in fuga dalla caccia, sia per cercare rifugio nei parchi cittadini e aree periurbane.
    • Crescita dei conflitti uomo-lupo: la prossimità con gli insediamenti aumenta la probabilità di incontri e danni percepiti o reali, alimentando paure e giustificando ulteriori interventi contro i lupi.
    Effetti a cascata sugli ecosistemi
    Il lupo è un predatore apicale, essenziale per mantenere gli equilibri ecologici. Regolando le popolazioni di erbivori come cervi, cinghiali, daini, caprioli e nutrie, contribuisce a prevenire il sovrasfruttamento della vegetazione. La sua assenza o riduzione porta a squilibri profondi:
    • Aumento delle popolazioni di preda: senza la pressione del predatore, le specie erbivore si moltiplicano più rapidamente e tendono a pascolare sempre nello stesso territorio causando un degrado della vegetazione, compromettendo l’habitat di altre specie e accelerando fenomeni come l’erosione del suolo.
    • Danni al paesaggio e alla biodiversità: studi scientifici dimostrano che l’assenza dei predatori apicali destruttura gli ecosistemi. La rimozione dei lupi può persino alterare il paesaggio, accelerando i processi di deforestazione e perdita di biodiversità, con danni gravi e spesso irreversibili.
    In sintesi, la protezione del lupo non riguarda solo la sua sopravvivenza, ma anche il mantenimento degli equilibri naturali da cui dipende l’intero ecosistema, uomo compreso.
  2. Conflitti uomo-lupo
    Una riduzione della protezione legale del lupo non solo lo espone a rischi maggiori, ma alimenta la percezione che rappresenta una minaccia. Questo crea un terreno fertile per conflitti con il mondo agricolo e le comunità locali, aggravando una situazione già compromessa.
    Il bracconaggio, che già oggi è la prima causa di morte per i lupi, aumenterebbe ulteriormente, aggravando una piaga sulla quale non si esercita sufficiente controllo. Ogni anno, in Italia, si stima che circa mille lupi muoiono per mano dell’uomo.
    C’è chi sostiene che la protezione legale abbia reso i lupi più fiduciosi e inclini ad avvicinarsi alle attività umane. Questa affermazione ignora volutamente l’esistenza del bracconaggio o, peggio, è una menzogna che serve a trasformare il declassamento del lupo in una questione puramente politica. I veri beneficiari di questa decisione sarebbero le lobby dei cacciatori, dei costruttori di armi e degli allevatori che rifiutano di adottare pratiche sostenibili e rispettose dell’ambiente.
    Meno incentivi per la prevenzione
    Oggi molte politiche di conservazione sostengono misure preventive come recinzioni elettriche, cani da guardiania e tecniche di gestione responsabile degli allevamenti. Queste misure non solo mitigano i danni al bestiame, ma promuovono una convivenza pacifica tra uomo e lupo. Il declassamento del lupo ridurrebbe gli incentivi e i fondi per queste pratiche, portando a un aumento inevitabile dei danni agli allevamenti.
    Agli allevatori che credono di risolvere il problema dei danni con l’eliminazione del lupo, dico: non fidatevi di chi strumentalizza il conflitto per scopi politici. Primo, perché queste promesse servono solo a garantirsi voti; secondo, perché senza una gestione sostenibile, i danni alla fauna selvatica continueranno ad aumentare.
    In un contesto di grave emergenza ambientale, è chiaro che nemmeno l’allevamento intensivo è sostenibile. Il consumo di suolo, la deforestazione e l’espansione degli allevamenti stanno progressivamente eliminando ogni spazio per la fauna selvatica, accelerando la perdita di biodiversità. Questo non è solo un danno per gli ecosistemi: è una minaccia diretta alla nostra stessa sopravvivenza.
  3. Conseguenze per la conservazione a lungo termine
    Una maggiore pressione sui lupi attraverso abbattimenti legali o indiscriminati rischia di frammentare ulteriormente le popolazioni, riducendo la loro variabilità genetica. Questo li rende più vulnerabili alle malattie, ai cambiamenti climatici e alle altre sfide ambientali.
    In particolare, la popolazione italiana di Canis lupus italicus, una delle sottospecie più antiche e uniche al mondo, si trova già in uno stato di fragilità. Il declassamento, lontano dal risolvere i problemi, potrebbe accelerare il rischio di estinzione, come è già accaduto per altre sottospecie, ad esempio il Canis lupus cristaldii siciliano, oggi presente solo nei musei.
    Mantenere il lupo come “specie particolarmente protetta” non è solo una scelta etica, ma una necessità scientifica. La conservazione di questa popolazione richiede controlli più severi sul bracconaggio e misure di protezione rafforzate, non il loro smantellamento. Senza interventi adeguati, rischiamo di perdere per sempre un patrimonio genetico e naturale irripetibile.
    In alcune aree, il declassamento potrebbe promuovere l’uccisione dei cosiddetti “lupi ibridi”, cioè gli incroci tra lupi e cani. Tuttavia, questa misura non affronta la vera causa del problema: l’abbandono dei cani e la loro proliferazione incontrollata.
    La presenza di cani vaganti, spesso ignorata o sottovalutata, è un risultato diretto della cattiva gestione da parte delle amministrazioni locali, influenzate da politiche miopi. Proporre l’abbattimento dei lupi come soluzione è non solo ingiustificato, ma anche fuorviante. Questo approccio non fa altro che favorire il maltrattamento di tutte le specie, domestiche e selvatiche, spostando l’attenzione dai veri problemi. Per affrontare il fenomeno degli incroci è necessario ridurre il randagismo con politiche di controllo responsabilità e azioni concrete contro l’abbandono dei cani, prima di tutto l’anagrafe canina.
  4. Impatto sulla percezione e sulla tutela ambientale
    Il lupo non è solo un predatore apicale, ma anche un potente simbolo di natura selvaggia e di un approccio sostenibile alla convivenza con la fauna. Dal punto di vista ecologico, il lupo svolge un doppio ruolo cruciale:
    • Controllo sanitario: predando animali deboli o malati e nutrendosi di carcasse, il lupo contribuisce a ridurre la diffusione di malattie come la peste suina africana, attualmente un problema significativo tra i cinghiali.
    • Guardiano della biodiversità: mantenendo un equilibrio naturale tra prede e habitat, favorisce la rigenerazione della vegetazione e la sopravvivenza di molte altre specie. In questo modo, il lupo non porta morte, come molti erroneamente credono, ma promuove la vita e la salute dell’ecosistema.
    Un declassamento del lupo avrebbe conseguenze che vanno oltre il piano ecologico. L’Italia è uno dei Paesi più ricchi di biodiversità al mondo, e ridurre la protezione di una specie iconica metterebbe a rischio non solo la fauna selvatica locale, ma anche gli uccelli migratori e altre specie che dipendono da habitat integri durante la migrazione.
  5. Etica e benessere animale
    La possibilità di abbattimenti pone gravi interrogativi etici sul rispetto della vita, non solo animale ma anche umana. La questione non si limita al trattamento delle specie protette: autorizzare la caccia a un predatore apicale come il lupo rappresenta un messaggio inquietante sul valore che attribuiamo alla vita e alla natura.
    Inoltre, le attività di caccia con armi da fuoco causano un impatto negativo su tutte le forme di vita, disturbando gli equilibri ecologici. Gli scarti delle munizioni, come piombo, plastica e altri residui, inquinano il suolo e le acque, danneggiando l’intero ecosistema e minacciando la salute del pianeta. Questa pratica è contraria ai principi di sostenibilità e di tutela ambientale, che dovrebbero guidare le scelte di gestione del territorio.

    Il declassamento del lupo ignora le indicazioni della comunità scientifica, va contro la volontà popolare e comporta rischi significativi per la conservazione della specie e per l’equilibrio degli ecosistemi. Anziché abbassare il livello di protezione, è necessario affrontare i conflitti uomo-lupo con un approccio integrato che promuove la coesistenza e la prevenzione attraverso l’educazione, il dialogo e politiche di tutela sostenibili.
    Il lupo è parte del nostro patrimonio naturale e culturale: proteggerlo significa preservare gli ecosistemi da cui dipendiamo e promuovere una visione etica e lungimirante del rapporto tra uomo e natura.

2 commenti su “Giornata internazionale dei diritti degli animali: 10 dicembre 2024”

  1. Daiana Franceschini

    Sono pienamente d’accordo. Adesso però chiedo quali strade vogliamo seguire per fare sentire concreta e intransigente la nostra opposizione. Certamente i post sui social non sono sufficienti. Io sono disposta a lottare, come tanti, ma c’è bisogno di qualcuno che incanali la militanza in azioni mirate e possibilmente largamente condivise.
    Grazie

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