Articolo di Maria Perrone e fotografie di Antonio Iannibelli
Da mesi si discute della possibile perdita dello status di “alta protezione” per il lupo, con il rischio che venga declassato a specie “solo protetta”. Questo cambiamento aprirebbe la strada a piani di abbattimento del lupo in Italia, in Europa e in Svizzera, dove è già in atto una vera e propria carneficina contro questa specie. Organizzazioni come Coldiretti, partiti politici e associazioni di cacciatori continuano a usare la “questione lupo” come argomento centrale, distogliendo però l’attenzione dai reali problemi economici che da anni affliggono il settore agricolo e zootecnico.
In questo scenario, è importante fare chiarezza sull’iter legislativo, che è ancora alle fasi iniziali e richiederà almeno uno, se non due anni, per arrivare forse (mi auguro di no) alla decisione tanto attesa dal mondo zootecnico, agricolo e venatorio: il declassamento della protezione del lupo.
Il percorso legislativo:
• Dicembre 2023: La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, propone di votare per il declassamento dello status del lupo da “rigorosamente protetto” a “protetto”.
• 26 settembre 2024: Il Comitato dei rappresentanti permanenti dell’Unione Europea (Coreper) approva la proposta della Commissione Europea di modificare lo status del lupo.
• Dicembre 2024: Il Comitato Permanente della Convenzione di Berna si riunirà per discutere la proposta. Se approvata, la modifica entrerà in vigore entro tre mesi.
• Fine 2025-2026 (ipotetico): Modifica della Direttiva Habitat dell’UE.
• 2026 (ipotetico): Il declassamento sarà recepito in Italia, e il lupo potrebbe perdere lo status di “rigorosamente protetto”, diventando una specie “cacciabile”.
Cosa succederà a questo punto?
Secondo l’avvocato Domenico Aiello, responsabile per la tutela giuridica della natura del WWF Italia:
“Il lupo non sarebbe più considerato una specie ‘rigorosamente protetta’, ma solo ‘protetta’. Di conseguenza, sarebbe più facile adottare piani di controllo, come avviene già per altre specie. Ad esempio, lo storno è una specie non cacciabile ma nemmeno rigorosamente protetta, e sono previsti piani di abbattimento. Sebbene formalmente queste non siano attività di caccia, la recente modifica del Governo Meloni all’articolo 19 della legge 157 ha reso il controllo della fauna selvatica molto simile alla caccia, attività svolta spesso dagli stessi cacciatori. Questa modifica, che ha suscitato una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea contro l’Italia, prevede che i cacciatori, dopo un breve corso online, possano condurre il controllo delle specie selvatiche. Al tempo stesso, il ruolo di ISPRA e delle autorità di vigilanza, come i carabinieri forestali, è stato ridotto al semplice “coordinamento”. Il rischio, secondo Aiello, è che si trasformi in una caccia vera e propria “mascherata” da controllo.”
Perché l’UE ha cambiato rotta sulla protezione del lupo?
Nel 2022, la stessa Presidente della Commissione Europea scriveva in merito alla protezione del lupo:
“L’Unione Europea è consapevole delle sfide legate alla coesistenza tra esseri umani e lupi… Tuttavia, alla luce dei dati attuali, la proposta della Svizzera di declassare il lupo non è giustificata né scientificamente né dal punto di vista della conservazione.” Decisione del Consiglio COM(2022) 543 final
Tuttavia, nel 2024, il suo tono è cambiato:
“Negli ultimi decenni, lo stato di conservazione del lupo ha mostrato una tendenza positiva, con una notevole espansione dell’area di distribuzione in tutta Europa. L’adeguamento del livello di protezione del lupo permetterebbe maggiore flessibilità nel fronteggiare le sfide socio-economiche derivanti dalla sua espansione.”
Una decisione economica, non scientifica
È importante sottolineare che la decisione di declassare lo status di protezione del lupo risponde unicamente a interessi economici, ignorando le evidenze scientifiche che ne dimostrano l’inopportunità. Declassare lo status di protezione non solo mette a rischio decenni di sforzi per la conservazione del lupo, ma rappresenta una scelta insensata e una significativa battuta d’arresto per quello che è stato uno dei più grandi successi dell’Unione Europea in materia di fauna selvatica: il ritorno del lupo dopo un periodo in cui la specie era a rischio di estinzione.
I lupi svolgono un ruolo cruciale per la salute degli ecosistemi e per la biodiversità in tutta Europa. Indebolire la loro protezione minaccia non solo il recupero in corso delle popolazioni di lupi, ma anche gli sforzi per promuovere la coesistenza tra esseri umani e grandi carnivori. Optare per un approccio a breve termine, come il controllo letale, rappresenta solo una grande sconfitta per la conservazione.
Con questa decisione, gli Stati membri hanno scelto di ignorare l’appello europeo di oltre 300 organizzazioni della società civile e di centinaia di migliaia di persone, che li esortavano a seguire le raccomandazioni scientifiche e a intensificare gli sforzi per favorire la coesistenza con i grandi carnivori attraverso misure preventive.
Ricordiamocelo la prossima volta che andiamo a votare.
Antonio Iannibelli afferma che chi sostiene che i lupi si avvicinano alle attività umane perché sono eccessivamente protetti, o chi propone di risolvere il conflitto con gli allevatori uccidendo i lupi, mente consapevolmente. È evidente a chiunque voglia informarsi quanto bracconaggio sia diffuso nel nostro Paese. A tal proposito, vi invito a leggere il suo articolo “Mille lupi muoiono ogni anno per mano dell’uomo“, in cui approfondisce questa drammatica realtà.
Leggi anche l’articolo di Brunella Pernigotti Lupi, una questione aperta pubblicata a dicembre 2023.